Flavio Anicio Olibrio (Zeno e Pariati), Venezia, Rossetti, 1707

 ATTO SECONDO
 
 Campo Marzio trionfalmente addobbato con trono e con magnifico ponte sul Tevere.
 
 SCENA PRIMA
 
 RICIMERO, PLACIDIA, TEODELINDA, un TRIBUNO, romani, goti, eccetera
 
 CORO
 
    Viva, viva. Or tutti inonda
 la gran gioia i nostri cori.
 
 RICIMERO
 
440   Abbiam vinto; e più gioconda
 Roma applauda a’ nostri onori.
 
 TEODELINDA
 
    Esca il Tebro e su la sponda
 lieto inchini i regi allori.
 
 CORO
 
    Viva, viva. Or tutti inonda
445la gran gioia i nostri cori. (Ricimero, Placidia e Teodelinda vanno a sedere sul trono)
 
 IL TRIBUNO
 Monarca invitto, il cui valor dà leggi
 al destino de’ regni,
 Roma va più superba
 di un vincitor sì illustre. In te risorta
450di que’ suo’ primi eroi, che fur del mondo
 tema e stupor, vede la fama e ’l grido.
 Gode d’esser vassalla
 ad un braccio sì forte e sì guerriero;
 e per cesare suo vuol Ricimero. (Profonda il ponte e n’esce la reggia del Tevere)
 IL TEVERE
455Io, cui non d’alghe o d’onde
 ma di lauri e di spoglie alto tributo
 recano i mari, le provincie e i regni,
 re de’ fiumi del Lazio, anzi del mondo,
 chi ’l crederebbe? ora il maggior mio vanto
460al mio servaggio ascrivo.
 Ricimero, a te servo,
 a te che da l’estremo
 confin de l’Orse a stabilir venisti,
 re possente e guerriero,
465su le mie sponde un più felice impero.
 Prendine, egli è ben giusto,
 l’aureo diadema. Oggi il tuo crin vi rechi
 nuovi ornamenti; e Ricimero il grande,
 con migliore destino,
470regni sul soglio, in cui regnò Quirino.
 IL TRIBUNO
 
    De l’eroe più fortunato,
 cerchio aurato,
 ornerai le auguste chiome.
 
    Poi minor nol troverai
475del suo grado o del suo nome.
 
 RICIMERO
 Romani, udite. Anche fra’ Goti ha regno
 generosa virtù; né sempre in essi
 fiero è l’instinto, ambizioso il core.
 Ecco de’ miei trionfi e de’ miei voti
480tutto il fasto e la gloria.
 Sì, in Placidia vi addito
 la vostra augusta. A lei si deve, a lei
 l’aureo diadema. Or di mia man tu ’l prendi,
 illustre principessa,
485e ne corona il crin. Più lieti intanto
 spargano da la fronte
 i tuoi popoli e i miei l’alma giuliva;
 e ti acclamino augusta i loro viva.
 CORO
 
    Viva, viva.
 
 TEODELINDA
490Donator generoso!
 PLACIDIA
 Invitto re, del tuo gran cor mi è forza
 ammirar la virtù; ma non ti aggravi
 se i tuoi doni rifiuto.
 Io nudrirei brame superbe? Io augusta
495alor sarei che piange
 il suo antico splendor Roma cattiva?
 Perdonami. A Placidia
 tal fasto o tal viltà mai non si ascriva.
 CORO
 
    Viva, viva.
 
 RICIMERO
500Magnanimo rifiuto! A miglior tempo
 risolverò...
 
 SCENA II
 
 OLDERICO e li suddetti
 
 OLDERICO
                       Sire, t’invita il cielo
 a novelli trofei. Da l’oriente
 Olibrio a noi ritorna e seco guida
 numerose falangi. Omai da lunge
505veggonsi a l’aure sparsi
 i romani vessilli.
 RICIMERO
 Ritorna Olibrio? Ad incontrar si vada,
 come chiede il suo grado e l’amor mio,
 ospite così degno.
510Principessa, ti appresta
 ad oggetto sì caro. Omai dagli occhi
 ti sfavilla il contento.
 Nol simular.
 PLACIDIA
                          Pende dal cielo ogni opra.
 RICIMERO
 Andiam; ma a cieca speme invan ti affidi.
 PLACIDIA
515Il dubbio evento è a maturar vicino.
 TEODELINDA
 (Misera! Non sa ancora il suo destino).
 
 SCENA III
 
 OLDERICO
 
 OLDERICO
 Ecco, a’ nuovi cimenti
 Marte m’invita e non li teme il core.
 Così ’l misero avesse
520forze per non temer quelli di amore.
 
    Amor solo con l’arco di un ciglio
 mi assalì, mi disarmò.
 
    E ’l mio core nel grave periglio
 mi tradì, mi abbandonò.
 
 Fuga di camere con appartamenti interni.
 
 SCENA IV
 
 OLIBRIO e FEDELE
 
 OLIBRIO
 
525   Aure beate,
 perché spirate
 da l’idol mio,
 aure di amor, pur vi respiro anch’io.
 
 Vi sento, o d’alma amante,
530al lieto palpitar, teneri sensi.
 La mia Placidia a me qui volge il passo.
 FEDELE
 E seco è Teodelinda.
 OLIBRIO
                                        I nostri affetti
 certi son di sua fede.
 FEDELE
 Ma più l’unisce a Ricimero il sangue
535che a te ’l dover.
 OLIBRIO
                                 Cauto rifletti. In quella
 stanza più chiusa agli occhi altrui mi celo.
 FEDELE
 Preveggo inciampi.
 OLIBRIO
                                      Avrem propizio il cielo. (Si ritirano nel gabinetto)
 
 SCENA V
 
 PLACIDIA e TEODELINDA
 
 PLACIDIA
 Amica, io non m’infingo.
 Ho vicino il mio Olibrio e ne ho contento.
 TEODELINDA
540E perché l’hai vicino, io ne ho spavento.
 PLACIDIA
 Intendo, ei vien nemico; e Teodelinda
 teme per Ricimero.
 TEODELINDA
 Temo per te. Può ’l mio real germano
 punir nel suo rivale i tuoi disprezzi.
 PLACIDIA
545Non è un facil trionfo Olibrio armato.
 TEODELINDA
 Ma un facile trionfo è Olibrio amante.
 PLACIDIA
 Amando un cor più ardisce.
 TEODELINDA
                                                     E più si arrischia.
 PLACIDIA
 Amore in lui la gloria sua difende.
 TEODELINDA
 Così speri anche il tuo. (Ma non m’intende).
 PLACIDIA
 
550   Col tuo
                    timor...
 TEODELINDA
    Col mio
 
 PLACIDIA
 
 Tu vieni a spaventar la mia
                                                    costanza.
 TEODELINDA
 Più saggia si può far la tua
 
 PLACIDIA
 
    Ah! Poco sa goder
 amor senza speranza.
 
 TEODELINDA
 
    Ah! Troppo fa temer
555amor con la speranza.
 
 PLACIDIA
 Vien Ricimero.
 TEODELINDA
                               E cinto
 da’ suoi guerrieri a le tue stanze ei viene?
 PLACIDIA
 Non partir, Teodelinda. (È in pena il core).
 TEODELINDA
 Son qui (ma non per te; mi ferma amore).
 
 SCENA VI
 
 RICIMERO con guardie e le suddette
 
 RICIMERO
560Soldati, ad ogni passo
 l’uscir si vieti.
 PLACIDIA
                             (A che tal cenno?) Amica,
 deh! non partir.
 TEODELINDA
                                Son teco.
 RICIMERO
 Placidia, impaziente
 a te vien l’amor mio. L’ami? O ’l rifiuti?
 PLACIDIA
565È questo, o Ricimero,
 il promesso rispetto? Armato vieni
 ne le mie stanze?
 RICIMERO
                                   Ove a’ miei danni ha tese
 insidie il tradimento,
 ho meco le vendette e le difese.
 PLACIDIA
570Qui tradimenti? Eh! Che a Placidia basta
 punir gli affetti tuoi col disprezzarli.
 TEODELINDA
 Deh! Tempra l’ire. Al vincitor tu parli. (Piano a Placidia)
 RICIMERO
 Nel tuo Olibrio vicin temer dovresti.
 PLACIDIA
 Non convien minacciarlo
575fra queste mura. Incontro
 vagli nel campo; ivi il combatti, il vinci.
 RICIMERO
 Assai più che nel campo, io qui lo temo.
 TEODELINDA
 E ’l teme nel tuo cor. (A Placidia)
 PLACIDIA
                                         S’ei del mio core
 gli contende i trofei, (A Teodelinda)
580disperata è l’impresa; e vinto sei. (A Ricimero)
 RICIMERO
 Vinto? Dirai così, quando tu stessa
 lo vedrai ne’ miei ceppi?
 PLACIDIA
 Ten vanti in Roma; ed egli
 ti attende al campo. Eh! Vanne.
 TEODELINDA
585Vanne. La tua possanza Olibrio senta.
 RICIMERO
 E d’essermi rival tema o si penta.
 PLACIDIA
 L’inutile dimora
 tradisce i fasti tuoi.
 TEODELINDA
                                      Né parti ancora?
 RICIMERO
 Addio.
 PLACIDIA
                (Respira, o cor).
 RICIMERO
                                                Ma pria la vita
590mi si assicuri in Roma.
 TEODELINDA
 Fia giusto.
 RICIMERO
                       In questa reggia
 mi si tendono insidie.
 PLACIDIA
 Insidie?
 RICIMERO
                   E in questi alberghi
 l’odio le occulta ed il furor le regge.
 PLACIDIA
595Mi fa torto l’accusa.
 RICIMERO
                                      E pur non mento.
 PLACIDIA
 E capace son io di tradimento?
 RICIMERO
 La tua fama ne assolvo.
 Ma permetti ch’io possa...
 PLACIDIA
                                                  Io te ne priego.
 V’entrino i tuoi. Le più riposte parti
600s’aprano al loro sguardo.
 RICIMERO
                                               E s’ivi l’empio
 si occulta...
 PLACIDIA
                       Ivi si sveni.
 TEODELINDA
 (Misera!)
 PLACIDIA
                     E col suo sangue
 purghi la gloria mia. Per abborrirti
 aver core poss’io, non per tradirti.
 RICIMERO
605Guerrieri, ite e feroci
 colà vi aprite il passo.
 PLACIDIA
                                          Il vostro acciaro
 punisca i tradimenti.
 RICIMERO
 Arrestate il fellone...
 PLACIDIA
                                        E l’uccidete.
 
 SCENA VII
 
 OLIBRIO, FEDELE e li suddetti
 
 OLIBRIO
 Indietro, anime vili, o morirete.
 PLACIDIA
610(Qui Olibrio? O stelle!)
 TEODELINDA
                                             (Il caro ben si salvi).
 OLIBRIO
 Non è sì lieve impresa (Si avanza)
 il rintuzzar di questo braccio i colpi.
 FEDELE
 Io l’uscio sosterrò. (Su l’uscio)
 RICIMERO
                                     Perfido, e quale,
 qual difesa avrai tu da un mio comando?
 PLACIDIA
615Il petto di Placidia.
 OLIBRIO
                                      Ed il mio brando.
 RICIMERO
 Placidia, in lui difendi
 quel traditor...
 OLIBRIO
                              Falso è ’l tuo labbro.
 FEDELE
                                                                    (O dei!)
 OLIBRIO
 Son duce e son roman.
 RICIMERO
                                            Ma Olibrio sei.
 OLIBRIO
 Questo nome sol basti
620le tue accuse a smentir.
 RICIMERO
                                             Non basti, iniquo,
 a torti a l’ire mie. Fidi, ubbidite.
 OLIBRIO
 Chi verrà primo?
 RICIMERO
                                   E ’l perfido romano
 sugli occhi di Placidia...
 TEODELINDA
                                             Ah! No, germano.
 Il tuo rival ti giovi
625prigionier più che estinto.
 RICIMERO
                                                  A me si renda
 dunque il superbo o qui la morte attenda.
 PLACIDIA
 Quanto mi costa, o prence,
 il tuo disubbidir!
 OLIBRIO
                                   Perdona, o cara,
 errai per troppo amarti.
 TEODELINDA
630E ’l renderti prigion ne sia la pena.
 OLIBRIO
 Io tal viltà? Morrò pria forte.
 PLACIDIA
                                                       Ah! Frena,
 frena il nobile ardir. Cedi, se m’ami.
 FEDELE
 Lascia guidarti al tuo destino.
 TEODELINDA
                                                        E spera.
 RICIMERO
 Che più s’indugia?
 PLACIDIA
                                      O morrò teco o cedi.
 RICIMERO
635Cedi quel ferro e ne’ miei ceppi, indegno,
 conto mi renderai del tuo disegno.
 OLIBRIO
 Per pietà del tuo amore (A Placidia)
 cedo, o mio ben; ma ne’ tuoi ceppi ancora
 tutta sfido, o crudel, la tua possanza. (A Ricimero)
640Ecco, disarmo il braccio
 del ferro mio né per timore il rendo;
 né ’l rendo a te. Placidia,
 ne la tua man, ch’è l’arbitra sovrana
 del mio fato, il depongo. E tu, che or solo
645sai non temermi o forse ancor mi temi,
 da’ grazie a la tua sorte
 e n’usa a tuo piacer.
 RICIMERO
                                       In tale stato
 sfoga pure il tuo duol. Fingi costanza.
 Da prigionier tu parli; ed io ti ascolto
650da vincitor. Ben custodito omai
 ne la prigion col suo Fedel si guidi.
 FEDELE
 (O sventure!)
 TEODELINDA
                            (O speranze!)
 PLACIDIA
                                                        (O cieli infidi!)
 OLIBRIO
 
    Cara beltà, chi sa,
 chi sa, luci adorate,
655se più vi rivedrò?
 
    Ripien de l’amor mio,
 da voi l’ultimo addio
 prender vorrei ma con qual cor non so.
 
 SCENA VIII
 
 RICIMERO, PLACIDIA e TEODELINDA
 
 PLACIDIA
 Prence infelice... O dio! Mi è tolto ancora
660il potermi doler.
 RICIMERO
                                 Tu fai, Placidia,
 troppa forza al tuo cor. Lascia ch’ei rompa
 tutti gli argini al pianto
 e inondi in libertà le gote e ’l seno.
 TEODELINDA
 (Spunta da l’altrui fosco il mio sereno).
 PLACIDIA
665Re tiranno, compisci
 la tua vendetta. Anche Placidia attende
 i tuoi ceppi. Che fai?
 TEODELINDA
 S’ami il tuo Olibrio, il cieco duol correggi.
 RICIMERO
 Teodelinda, a l’ingrata
670del suo destin tu recherai le leggi.
 TEODELINDA
 Pendo da’ cenni tuoi.
 RICIMERO
                                         Poter sovrano
 su la vita ho di Olibrio.
 Placidia voglio mia. L’empia mi sprezza.
 Ma punirò, e lo sappia,
675con la morte di lui la sua fierezza.
 
    Amar non mi sa l’empia?
 Mi sappia almen temer;
 
    avrò nel mio furore,
 se non potrò in amore,
680il mio piacer.
 
 SCENA IX
 
 PLACIDIA e TEODELINDA
 
 PLACIDIA
 Barbaro... Ah! Teodelinda,
 chiedo aita e consiglio.
 Il mio sposo è in periglio.
 TEODELINDA
 Che far posso per lui, se tu lo uccidi?
685Ama tu Ricimero e Olibrio è salvo.
 PLACIDIA
 Pria che l’iniquo, amerò ceppi e morte.
 TEODELINDA
 Ed Olibrio morrà.
 PLACIDIA
                                    Morrà il mio sposo?
 TEODELINDA
 Ma da te condannato e dal tuo amore.
 Per pietà sii ’nfedel.
 PLACIDIA
                                        Povero core!
 TEODELINDA
690Scegli il minor fra due gran mali.
 PLACIDIA
                                                               O dio!
 Perché non ami, il mio dolor non credi.
 TEODELINDA
 Parli così, perché tu ’l mio non vedi.
 Pur risolver convien.
 PLACIDIA
                                         Deh! Pria m’impetra
 fra’ ceppi il riveder l’idolo mio.
695La vista de’ suoi mali
 sarà stimolo forte a la pietade.
 TEODELINDA
 Tutto farò; del mio real germano
 vincerò le ripulse. A lui mi affretto.
 (Ma parto con l’idea di un gran diletto).
 
700   Riposa nel mio amor,
 da’ pace al tuo dolor
 su la mia fede.
 
    (Ma de la mia pietà
 un gran piacer sarà
705dolce mercede).
 
 SCENA X
 
 PLACIDIA
 
 PLACIDIA
 Cor mio, non ti agitar. Per poco obblia
 i tuoi mali presenti. Al caro bene,
 questa sia la tua spene, or ora andrai
 e là sugli occhi suoi risolverai.
 
710   Luci belle,
 fra le torbide procelle
 sol con voi mi reggerò.
 
    Cari lumi,
 voi miei numi e voi mie stelle
715nel naufragio invocherò.
 
 Parte rimota della citta con torre sul Tevere.
 
 SCENA XI
 
 RICIMERO e OLDERICO
 
 OLDERICO
 Olibrio in tuo poter?
 RICIMERO
                                         Tratto la sorte
 ha ne’ miei ceppi un sì rival temuto.
 Quella torre il racchiude; e da’ miei lumi
 ne volle il testimon l’alma gelosa.
 OLDERICO
720Parmi al funesto avviso
 posta in fuga e in terror l’oste nemica.
 RICIMERO
 Ma la prospera sorte
 non ci renda men cauti. Uopo è ch’il campo
 me suo duce rivegga e l’arme appresti
725al romano vicin. Tu qui rimanti;
 e a la tua cura il prigionier consegno.
 OLDERICO
 Non temerne, mio re.
 RICIMERO
                                          Resta; e mercede (A Teodelinda che sopravviene)
 tu, germana, sarai de la sua fede.
 
 SCENA XII
 
 TEODELINDA e li suddetti
 
 OLDERICO
 L’alto favor...
 TEODELINDA
                           Mio sire,
730il timor di Placidia
 principia i tuoi trionfi.
 RICIMERO
                                            Avrò ’l suo nodo?
 TEODELINDA
 Pria ti richiede al prigionier l’ingresso.
 RICIMERO
 No, non lo speri. Al mio rival non voglio
 con l’uso d’un piacer crescer l’orgoglio.
 TEODELINDA
735Disperar non la dei.
 RICIMERO
 Qual pro, se vi acconsento?
 OLDERICO
                                                    Anzi qual danno?
 RICIMERO
 Diasi il favor. Placidia
 vegga il prigion.
 TEODELINDA
                                 Ma senza me nol vegga.
 Me presente gli parli; e me presente
740lo disponga a soffrir la tua fortuna.
 RICIMERO
 Quanto deggio al tuo zel! Placidia venga.
 Sinch’io torni dal campo e fia ben tosto,
 prence, adempi il voler di Teodelinda.
 E tu, cara, ove puoi,
745servi al mio cor. Prega. Consiglia. Adopra
 l’arte, il poter, l’ira, l’affetto; e quando
 nulla giovi a placar beltà ostinata,
 fa’ che cada il rival. La legge è questa.
 Olibrio o senza amante o senza testa.
 
 SCENA XIII
 
 TEODELINDA e OLDERICO
 
 TEODELINDA
750Principe, a me qui tosto
 guidisi il prigionier. Piacciagli un’ombra
 di libertà; né bagni
 il pianto di Placidia i ceppi suoi.
 OLDERICO
 Tanto farò; ma poi...
 
755   Prometti?...
 
 TEODELINDA
 
                            Gli affetti.
 
 OLDERICO
 
 Non dico di più.
 
    Non cerco mercede.
 Amar sol per fede
 è amar per virtù.
 
 SCENA XIV
 
 TEODELINDA, poi PLACIDIA e poi OLIBRIO e FEDELE dalla torre
 
 TEODELINDA
760Cor mio, pende di Olibrio
 la libertà e la vita
 da’ cenni tuoi. Tutto è disposto. Ei dunque (Una barchetta sul Tevere si ferma appiè della torre)
 viva, si salvi; a me si salvi; e m’ami.
 Ti sento; del tuo foco a che mi spargi,
765vergogna intempestiva, il core e ’l volto?
 Parti. A tempo non sai. Più non ti ascolto.
 PLACIDIA
 Amica Teodelinda,
 il mio ben rivedrò?
 TEODELINDA
                                      Né dal tuo sguardo
 n’è lontano il piacer. Ma pria qui attendi.
770Gran duce, a te da’ ceppi
 pietà d’alma reale il piè discioglie.
 Ti rende al giorno e a la prigion ti toglie.
 OLIBRIO
 Pietade in Ricimero?
 TEODELINDA
                                          A te, Placidia,
 ei pur concede il sospirato oggetto.
 FEDELE
775O speranza!
 PLACIDIA, OLIBRIO A DUE
                         O diletto!
 TEODELINDA
 Tanto per te fa un re sprezzato.
 PLACIDIA
                                                           E giusto.
 TEODELINDA
 Tanto per te un rivale.
 OLIBRIO
                                           E generoso.
 TEODELINDA
 lo ve ne son ministra.
 PLACIDIA
 Pegno di tua amistà.
 TEODELINDA
                                        L’uso a voi resti
780de’ doni suoi.
 PLACIDIA
                            Lieti momenti.
 OLIBRIO
                                                          E cari.
 TEODELINDA
 Ma pria ch’io vada, a lui
 recar deggio in mercede
 di sua pietà...
 PLACIDIA
                            Che?
 OLIBRIO
                                        Di’.
 TEODELINDA
                                                  La legge è questa.
 PLACIDIA
 Qual?
 OLIBRIO
               Parla.
 TEODELINDA
                            O la tua mano (A Placidia) o la tua testa. (Ad Olibrio. Teodelinda si ritira alquanto)
 FEDELE
785Crudelissima legge!
 OLIBRIO
 La tua man?
 PLACIDIA
                          La tua testa?
 OLIBRIO
 Questa è pietà? (Verso Teodelinda)
 PLACIDIA
                                 Questa è amicizia?
 OLIBRIO
                                                                      (O dono!)
 PLACIDIA
 (O favor!)
 TEODELINDA
                      Risolvete.
 OLIBRIO
 Va’, Teodelinda, a Ricimero e digli...
 TEODELINDA
790Che tu morrai...
 PLACIDIA
                                No, digli...
 TEODELINDA
 Che sua sposa sarai...
 OLIBRIO
                                          No, mio tesoro. (A Placidia)
 Se tu sei sua...
 PLACIDIA
                             Se tu di morte...
 A DUE
                                                             Io moro.
 FEDELE
 Nobile amor!
 TEODELINDA
                            Risolver dessi e tosto.
 PLACIDIA
 Deh! Cara.
 TEODELINDA
                       E che far posso?
 PLACIDIA
795Salvar l’idolo mio.
 TEODELINDA
 Col tradir Ricimero?
 FEDELE
 Lo assolvi ne la fama,
 se ’l tradisci in amore.
 PLACIDIA
 Pietà. Ten priego.
 TEODELINDA
                                   (Ecco il momento, o core).
800Orsù, vo’ consolarti.
 Viva il tuo eroe. Rieda al suo campo ed abbia
 e vita e libertà da Teodelinda.
 FEDELE
 (Respiro).
 PLACIDIA
                      O generosa!
 OLIBRIO
 Tanta bontà...
 TEODELINDA
                            Vanne, ti affretta e fuggi.
 PLACIDIA
805Più non tardar.
 TEODELINDA
                               Sol prima
 giura adempir di Teodelinda un voto.
 PLACIDIA
 Qual fia?
 TEODELINDA
                    Vo’ la sua fede e poi lo sappia.
 OLIBRIO
 Ma se ’l mio onore...
 TEODELINDA
                                        Ei ne rimane illeso.
 OLIBRIO
 Vuoi che per Roma?...
 TEODELINDA
                                           Il tuo valor la sciolga
810dal gotico servaggio.
 OLIBRIO
 Che contra i tuoi?...
 TEODELINDA
                                       S’armi la destra invitta
 e combatta e trionfi.
 OLIBRIO
 Che a Ricimero io ceda
 gli affetti di Placidia?
 TEODELINDA
815Resti ella pure in libertà di amarti.
 PLACIDIA
 Più non temer. Tutto prometti e parti.
 OLIBRIO
 È in mio poter?
 TEODELINDA
                                Da te sol pende.
 OLIBRIO
                                                               Or chiedi.
 Salvo il mio onore e l’amor mio sicuro,
 su la mia fede e per Placidia il giuro.
 PLACIDIA
820Parla.
 FEDELE
              E ti affretta.
 TEODELINDA
                                       Or non è tempo. In questo
 foglio espresse vedrai le oneste brame.
 Prendilo, l’apri e ’l leggi
 ma solo alor che sarai giunto al campo.
 OLIBRIO
 Ubbidirò.
 FEDELE
                      Ma come uscir di Roma?
 TEODELINDA
825A me Olderico. (Verso le guardie)
 PLACIDIA
                                (Io temo ancor).
 TEODELINDA
                                                                Quel legno
 di finti pescatori
 per cenno mio colà ti attende e teco
 verrà Fedel.
 OLIBRIO
                         Fa’ che Placidia ancora...
 TEODELINDA
 L’amor di Ricimero in te già offeso
830si rispetti in Placidia.
 Torgli Olibrio è pietà, lei è perfidia.
 
 SCENA XV
 
 OLDERICO e li suddetti
 
 OLDERICO
 Pronto mi trova un tuo comando.
 TEODELINDA
                                                              E grata
 mi avrà pur la tua fé. Prendi. Al germano,
 quando e’ torni dal campo,
835reca il foglio ben chiuso.
 OLDERICO
                                               Intesi.
 TEODELINDA
                                                              Resti
 la cura a me del prigionier.
 OLDERICO
                                                    Dipende
 dal tuo cenno il suo fato.
 TEODELINDA
 Quanto caro mi sei!
 OLDERICO
                                       Parto beato. (Parte)
 PLACIDIA
 Che indugi più?
 TEODELINDA
                                 Partite (Le guardie si ritirano)
840voi pur, guerrieri. Il tempo
 opportuno a la fuga or non si perda.
 FEDELE
 Andiam.
 OLIBRIO
                    Vado e tu resti? (A Placidia)
 PLACIDIA
 Resto lieta, te salvo.
 OLIBRIO
                                       Avrai ben tosto
 la libertà, se a me non manco.
 PLACIDIA
                                                         E in pace
845vedremo a’ nostri amori
 poi di un lieto imeneo splender la face.
 TEODELINDA
 Non più. (Ma la tua speme andrà fallace).
 OLIBRIO
 
    Vado, o bella, (A Teodelinda) vado, o cara, (A Placidia)
 a te grato (A Teodelinda) e per te amante. (A Placidia)
 
850   Da te ho vita, (A Teodelinda) da te amore; (A Placidia)
 e farò che venga il core
 a te servo per dovere (A Teodelinda)
 e per genio a te costante. (A Placidia. S’imbarca con Fedele nella barchetta e Placidia lo accompagna fino alla riva del fiume, guardandogli dietro finché lo perde di vista)
 
 SCENA XVI
 
 TEODELINDA e PLACIDIA
 
 TEODELINDA
 Ei parte ed io rimango? Ah! Del germano
855fuggansi l’ire; e non si perda il frutto
 de l’opra mia.
 PLACIDIA
                             Che non ti deggio, amica?
 TEODELINDA
 Nulla mi dei. Chi per amor ben opra,
 trova in amore anche mercede a l’opra.
 PLACIDIA
 
    Colmi amor del suo diletto
860l’alma, il seno, il labbro, il volto.
 
    Goda il cor; goda l’affetto;
 il mio ben da’ lacci è sciolto.
 
 SCENA XVII
 
 TEODELINDA
 
 TEODELINDA
 Forza è seguir le tue vestigie, amore.
 Cor mio, non arrossirti;
865solo a farti penar serve il rossore.
 
    Core amante, assai penasti.
 È già tempo di goder.
 
    Ma ti voglio omai più ardito
 a l’invito del piacer.
 
 Fine dell’atto secondo